13 gennaio 2014

MATO GROSSO – Terra Rossa

"Cosa sto facendo? Cosa mi è saltato in mente? Cosa sto facendo? Come farò con la lingua straniera?".
Sono queste le domande che continuavo a ripetermi sul volo per il Brasile, da Milano a San Paolo, da San Paolo a Goiania. Mi chiedevo cosa mi avesse spinto ad affrontare un viaggio così impegnativo per la prima volta completamente sola; mi chiedevo incessantemente cosa avrei combinato. Non sapevo la lingua, il portoghese-brasiliano, non conoscevo le usanze locali, e soprattutto non avevo mai preso un aereo da sola, né mai visto l'aeroporto di San Paolo quindi...sarei arrivata sana e salva a destinazione?!?

L'arrivo era previsto verso mezzogiorno a Goiania, capitale dello stato del Goias, dopo aver cambiato aereo a San Paolo passando da un supergigante dei cieli ad un aereo di linea a cui siamo più avvezzi noi europei per i voli continentali.
"Vuole un po' d'acqua?", mi chiedevano sempre in inglese le hostess di volo, ed io facevo solo cenno di sì con la testa, data la timidezza per il mio inglese arrugginito. "Come farò senza il mio compagno di viaggi?", continuavo a pensare. Insomma, era una bella distanza sia chilometrica che temporale: sarei stata in Brasile da settembre a novembre, da sola, senza la mia famiglia, senza le mie amiche, completamente priva di punti di riferimento. Se avessi dovuto raffigurare il mio stato in quel momento mi sarei immaginata esattamente così come ero: sospesa in aria a centinaia di chilometri da terra, a migliaia di chilometri da casa, con solo l'Oceano Atlantico come unica rete di sicurezza sotto i miei piedi!

La notte in aereo nonostante tutto è trascorsa abbastanza velocemente, anche se non ho potuto dormire un gran che, un po' a causa di una vicina di poltrona invadente, diciamo, e un po' perché siamo atterrati alle 05:00 circa a San Paolo e a quel punto adrenalina a mille: "Devo assolutamente prendere l'aereo giusto!", fortunatamente qualcuno da lassù ha deciso di affiancarmi, in quel momento, una perfetta compagna di viaggio: una brasiliana italianizzata, il top, conosceva infatti sia l'italiano che il portoghese, aveva dimestichezza in aeroporto e sapeva a quanto ammontava il tasso di cambio corretto dagli Euro ai Real Brasiliani (R$). Ma non andava molto d'accordo con le spremute d'arancia o con i vestiti bianchi, dipende dai punti di vista. Con lei ho assaggiato i miei primi panini con il formaggio o Pao de Queijo. Una vera delizia, anche alle 05:00 del mattino!
A Goiania ci siamo salutate lasciandoci delle foto ricordo: mi spiace non ricordare il tuo nome ma se dovessi capitare tra queste righe ti mando un abbraccio e ti ringrazio per essermi stata vicina in quei momenti!

Sono rimasta a Goiania per una settimana abbondante perché dovevamo aspettare una famiglia brasiliana che stava tornando da un periodo di tre mesi in Italia, prima di metterci in viaggio verso Novo São Joaquim, un simpatico paesello nella regione del Mato Grosso.

Devo dire che non sono stati facili quei giorni: il jet leg si faceva sentire prepotente sul mio ritmo circadiano, ci sono infatti 6 ore di fuso (quando lì erano le 18:00 qui in Italia scoccava la mezzanotte) ed io avevo giusto un paio di notti arretrate, senza contare l'impatto con i brasiliani, euforici, pieni di vita, molto accoglienti ed estroversi, nonchè con una lingua di primo acchito incomprensibile! Non ve lo nego, già mi mancava un po' casa. Poi siamo partiti alla volta di Novo São Joaquim: mamma mia, al pensiero di quella parte di viaggio mi sfarfalla ancora il petto. E' stato talmente lungo e confuso ma ricco di emozioni che i ricordi si mischiano ai sogni in quel punto sospeso dove non distingui il surreale dal reale. Lungo la strada, per grande parte sterrata di intensa terra rossa, si sono aggiunti altri amici come Antonio, il vice capo villaggio degli indios Xavantes, un'etnia autoctona protetta che ad oggi vive secondo le proprie tradizioni ed usanze in riserve naturali, popolazione curiosa che avrei imparato a conoscere da lì a poco.

All'arrivo a tarda sera dopo giorni di viaggio, un sacco di persone ad aspettarci, festa grande: un'ospite arrivava e una famiglia tornava!
Così è iniziava ufficialmente la mia avventura in Brasile che mi vedeva impegnata un po' in oratorio a Novo São Joaquim, un po' a pulire stanze qua e là, dove serviva, da guano di pipistrello, polvere e animali di vario genere, un po' impegnata nel Villaggio Xavantes dove mi hanno chiesto di riordinare e riorganizzare l'infermeria situata in un vecchia capanna adibita precedentemente a panificio, se così si può definire. Credetemi ho visto più cose in quella settimana che in tre anni di tirocinio all'università!

Entrare in confidenza con quelle persone non è stato per nulla facile: avevano le proprie usanze, le proprie credenze e non sempre condividevano quello che gli veniva proposto, però erano forti e giovani di spirito. Pensate che le donne avevano l'abitudine di non esprimere mai il loro dolore né fisico né psichico: durante il parto ad esempio si accovacciavano e partorivano in completo silenzio sostenute solamente da un'altra donna. Ho avuto la fortuna di condividere la gioia di una nascita mentre ero lì con loro ma non ho potuto, ovviamente, assistere al parto. Nel villaggio c'era anche una scuola dove i piccoli Xavantes imparavano l'ABC da sapere per conoscere il Mondo, successivamente raggiunta l'adolescenza avrebbero dovuto decidere se continuare a far parte del villaggio o se andare a studiare nel collegio che l'associazione presso cui sono stata ospite, l'Operazione Mato Grosso, metteva loro a disposizione.

È stata davvero un'esperienza pazzesca, talmente tante cose avrei da raccontarvi su questo viaggio. Come quella volta al fiume dove, incurante delle raccomandazioni che mi fecero in ASL prima di partire, ho fatto il mio primo bagno in Brasile.

Oppure quella volta alle cascate dove abbiamo scalato una parete ripidissima aggrappandoci alle radici degli alberi. O quell'altra volta che abbiamo cavalcato a pelo un puledro indomito. O ancora quando abbiamo fatto quel viaggio di ore e ore e ore per andare in piscina, raggiunta solo dopo aver compiuto una via crucis su per 1.000 e rotti gradini sotto il Sole cocente di mezzogiorno, per salire ad una statua di un Cristo Bianco posta sulla cima di un monte di cui ora non ricordo il nome (e non voglio ricordare!!!). E poi i pranzi e le cene tutti insieme, le feste, gli spettacoli per l'anniversario dell'oratorio, la preparazione del succo di tamarindo e quella della carta riciclata. Una volta mi hanno fatto grigliare talmente tante melanzane che poi hanno usato per riempire enormi barattoli sott'olio da distribuire agli abitanti!

Ho anche avuto la possibilità di partecipare ad un ritiro spirituale organizzato nel Collegio Xavantes: anche in questo caso è stata un'esperienza unica, mi ha aiutata con il mio pessimo portoghese, per il quale oramai tra i brasiliani del posto ero nota, e mi ha spinto ad entrare in contatto con me stessa come ancora non ero riuscita a fare prima. Le giornate erano infatti sempre molto frenetiche e piene d'impegni: iniziavano all'alba e terminavano quando faceva buio, quindi relativamente presto, ma vi assicuro che quando mi mettevo a letto crollavo immediatamente nel sonno dei giusti!

Interessante per me, ogni sera, era il momento del coricamento: la stanza, raramente sempre la stessa, era letteralmente invasa dagli insetti. Bestioline di tutti i tipi, una volta ho dormito addirittura con una minuscola lucciola! Ancora più curiosa era la compagnia di alcuni mammiferi volatili che, vista l'abbondanza di cibo, pernottavano banchettando spesso nelle nostre stanze. Insomma, dormivo con i pipistrelli!
Mi ricordo che verso la fine dell'esperienza mi sono fermata a riflettere: mi ero quasi dimenticata come fosse dormire in una stanza dove non ti ronzasse nulla intorno o non ti camminasse alcunché tra le gambe sotto le lenzuola.

Insomma potrei star qui a raccontarvi e a raccontarvi e a raccontarvi ancora, ma penso di avervi dato gli spunti giusti per potervi, a vostro rischio e pericolo, buttarvi in un'avventura simile. Non vi ho volutamente descritto minuziosamente i posti e i loro nomi perché penso che più che un viaggio di luoghi e di nozioni debba essere un viaggio di cuore ed emozioni!
Alla prossima!