Calore estivo. Strade affollate. E' l'alba in terra di Navarra.
La città non è grande, ma ora i suoi argini straripano di una folla accorsa da ogni angolo del Mondo per l'occasione. Tutti portano in dote la propria devozione: si rende omaggio al patrono, a San Fermin. Sangria e Paella. Canti popolari e tanta allegria. Giorni di follia, giorni di Fiesta. In tutta Pamplona. Iruña nel dialetto basco. La città del santo.
Io ci sono dentro. Il Sole non è ancora sorto ma ancora la gente non riesce ad arrendersi. Sono ancora tutti lì, nelle strade ed all'interno delle locande. Del resto, certi voti non possono proprio essere infranti. E la devozione di un pio pellegrino viandante non concede nemmeno un tempo per il riposo notturno. Funziona così: finchè le gambe reggono, non ti dare per vinto. Sostieni la tua fede e festeggia un fortunato avvenire, quello più prossimo. Quasi attuale, immediato.
Io ci sono dentro. Il Sole non è ancora sorto ma ancora la gente non riesce ad arrendersi. Sono ancora tutti lì, nelle strade ed all'interno delle locande. Del resto, certi voti non possono proprio essere infranti. E la devozione di un pio pellegrino viandante non concede nemmeno un tempo per il riposo notturno. Funziona così: finchè le gambe reggono, non ti dare per vinto. Sostieni la tua fede e festeggia un fortunato avvenire, quello più prossimo. Quasi attuale, immediato.
Alba a Pamplona. La Fiesta è appena iniziata. Sono trascorsi solamente pochi giorni e ancora molti se ne presentano innanzi. Cammino in mezzo alla calca, la attraverso. Sono nelle vie, sono un pellegrino devoto. Cammino avanti. Persone di tutte le età: uomini, anziani, bambini. I Sanferminos, i pellegrini. Tutti partecipano a questa incredibile celebrazione, ed io non sono da meno. Tutti indossano la stessa divisa: calzoni e camiciola bianchi, panuelo rosso intorno al collo, faja rossa allacciata a cingere la vita. Abbasso lo sguardo e mi osservo: la mia casacca bianca porta i segni della giornata e della notte appena trascorse, il panno rosso ricopre le mie spalle, la cintura scarlatta ondeggia al ritmo dei miei passi. Davanti a me un fiume bianco e rosso. Lasciati travolgere pellegrino. Lasciati trasportare. Ad ogni angolo una locanda stracolma di devoti. Note di musica e voci stonate. Ad ogni angolo una nuova occasione per prendere fiato ed immergersi. La Fiesta non ti lascia respiro. Il selciato inondato di Sangria e vino. Cocci di bottiglia e rifiuti. Persone ovunque, persino sugli alberi. La città non ha mai avuto un aspetto peggiore, sporca e sfregiata. Eppure c'è qualcosa nell'aria, credetemi, e si respira. In mezzo a questa realtà selvaggia e confusa esiste un senso, esiste una spiegazione. Nessuno la conosce ma tutti la intuiscono. Dai cinque continenti tutti ne hanno sentito il richiamo ed hanno risposto. Ma le parole suonano confuse e le frasi inarticolate. Eppure tutti sono lì, nelle strade e all'interno dei locali. Da centinaia di nazioni differenti. Ci sono e stanno rispondendo. Ubriachi ed esaltati. Ognuno aggiunge il proprio lamento biascicato in quello che fuoriesce, alla fine, come un canto bellissimo e sublime. Sacro. E' assurdo. Non ci crederete, ma è così. Sono le Fiestas de San Fermin!
Fin dal primo giorno che siamo arrivati abbiamo subito potuto toccare con mano l'anima del luogo, la sua spiritualità che, anche se non sembra, ha qualcosa di sacro nella poderosa stretta fraterna tra mondi, costumi, persone diverse, estranee. Fin dall'apertura della Fiesta, quello che qui chiamano il Chupinazo, il grande assembramento nella Plaza Consistorial, la Piazza del Municipio, dove da un terrazzo il banditore annuncia, sparando un razzo nell'aria, come da tradizione, l'inizio dei festeggiamenti: "Pamploneses, viva San Fermin!". Un boato incredibile e meraviglioso. Da dove siamo noi, nella vicina e gremitissima Plaza del Castillo, vediamo un'onda di braccia e voci salire ed avvicinarsi. Le persone urlano e saltano insieme al perfetto estraneo che sta al loro fianco. Si comincia a bere il succo dell'allegria. Il colore della Sangria si sparge a tingere ogni cosa, mentre dai balconi degli edifici intorno alla piazza, alcune persone gettano secchiate di acqua fresca sulle teste accaldate dei pellegrini sottostanti. Da questo momento è come se cominci una favola, qualcosa di completamente separato dal resto, che non per forza deve avere un senso nei singoli avvenimenti, ma che percepisci avere uno scopo. E non riesci proprio a chiudere gli occhi.
Ora siamo in strada, all'alba di un nuovo giorno. I nostri letti, in ostello, sono ancora ben ordinati e composti. Cammini e ti fai avanti. E mettendo un passo davanti all'altro, non puoi fare altro che domandarti: "Chissà che cosa ne penserebbe San Fermin?". Vizio e perdizione. Dissolutezza. Eppure c'è quel senso, così ignoto e così chiaro nel farsi percepire. Per un attimo voglio provare a capirlo. Mi metto nei panni del buon santo e riesco, in parte e per un solo istante, a comprendere la tradizione…
Pamplona è viva! Pamplona è viva!
La vivida tradizione. La gente partecipe. Entusiasta. Nessuno si risparmia. I canti nelle strade. Il suono possente di tamburi. Il Toro de Fuego che scende le vie nel suo feticcio lanciando scintille. Le bottiglie rotte. La Sangria. La linfa vitale, quella che esiste in ognuno di noi. L'eccesso di una notte. Gente che parla, mille lingue diverse. Ognuno, a suo modo, un po' spagnolo lì nel mucchio. Gente che piange. Gente che ride. La notte. Il mistero. Tutto è possibile. La magia. San Fermin. La follia dei gesti. La folla. Tutti amici sconosciuti. Basta una parola per essere subito nel giro, con persone che non avevi mai visto e che probabilmente non rivedrai mai. Eppure questa notte siamo proprio amici. La Fiesta. La sporcizia. La voglia di fare. La voglia di esserci e di lasciare un segno. La voglia di far parte di qualcosa, e quel qualcosa pronto ad accoglierti subito come un ospite gradito. Con spirito cristiano. La voglia di stare in compagnia di qualcuno e quella di fare festa, fino al mattino ed anche oltre. Uguaglianza fraterna. Il tempo che non esiste. L'eternità. Il potere assoluto. Libertà. A Pamplona è in corso una battaglia e noi siamo tutti pacifici soldati, uniti, pronti al pericolo. Il pericolo…E' proprio lì che mi sto dirigendo. La notte è ormai finita, ma la battaglia continua. Il sole è ormai affacciato all'orizzonte. Luce. Carpentieri e artigiani si mischiano alla folla festante. Sono pellegrini anche loro, con il loro panno avvolto sulle spalle ed intorno al collo. Con lentezza inesorabile mettono in pratica la loro arte. Con i loro strumenti puliscono la strada e montano impalcature di legno. Tracciano un percorso, indicano la via. A loro modo sono immersi nella Fiesta. Nessuno li disturba. Tra poche ore inizierà la corsa.
Arrivato a destinazione, salgo cavalcioni sull'impalcatura e prendo posizione. E quando la celebrazione arriverà al culmine, non ci sarà niente a separarmi dall'altare dello scontro. Io sarò lì ed il senso che avevo intuito mi sfilerà davanti in un fiume animato di maglie bianche e cinture scarlatte. In fuga da bestie innocenti. In fuga da un'indifferenza cieca e violenta. Perchè in fondo il male dell'apatia e dell'isolamento non ha nulla di colpevole ed intenzionale. In fuga da regole paralizzanti e da concetti fasulli. Non mi avrai mai nemico feroce e silenzioso, non mi avrai mai!
Mercanti e banchieri. Studenti, commercianti, operai, disoccupati. Vecchi, giovani, donne. Gente folle e gente ragionevole. Una ad una le persone si affollano nella strada tra le transenne di legno. Perchè resistere alla solitudine ed all'indifferenza, poi, non è forse tanto una pazzia. E' affare da gente razionale. E' affare da pellegrini devoti. E per pochi istanti ti sarà concessa la possibilità di lanciare la tua sfida. Di essere irriverente e ribelle. Di mostrarti di fronte al tuo male con la faccia dell'arroganza e della noncuranza. Nella tua devozione crederai, ed il miracolo infine si avvererà. Nel momento in cui sarai maggiormente esposto al pericolo, debole ed indifeso, affermerai te stesso e la tua fede. Viva San Fermin!
San Firmino, il santo martire di Navarra, primo vescovo di Amiens, morto decapitato nel 303 d.C. per essersi rifiutato di rinunciare a predicare. Oggi una delle figure più venerate dai pellegrini cristiani di tutta la Spagna. I pellegrini, anche io sono uno di loro, li osservo tutti raccogliersi, in un fiume di teste, nella via. Sono tutti pronti a fuggire da una realtà cruda e bestiale, costruita di individualismo ed apparenza. Ognuno ha i propri fantasmi terribili dai quali scappare. Ognuno di loro, allo spuntare del giorno, avrà finalmente la propria occasione per seminarli e dimenticarli. Anche solo per pochi attimi. Redenzione. Il sole è ormai spuntato. Tutto è pronto. La Fiesta continua ma qualcuno si ferma. Vuole vedere, è curioso. Vuole assistere al miracolo del santo generoso. Io sono tra loro. Attendo dalla cima delle impalcature che formano una lunga corsia lungo la strada, per 825m, dalla stazione ferroviaria fino alla Plaza de Toros, vale a dire l'arena, dove nel pomeriggio si svolgerà lo spettacolo orribile e violento di un'altra Corrida: un superbo animale affronterà da solo cavalieri Picadores, Banderillos danzanti, e solo infine, fiaccato da una lotta impari e sleale, l'acclamato Matador, mentre tutti nell'arena attendono silenziosi l'incornata del toro.
San Firmino, il santo martire di Navarra, primo vescovo di Amiens, morto decapitato nel 303 d.C. per essersi rifiutato di rinunciare a predicare. Oggi una delle figure più venerate dai pellegrini cristiani di tutta la Spagna. I pellegrini, anche io sono uno di loro, li osservo tutti raccogliersi, in un fiume di teste, nella via. Sono tutti pronti a fuggire da una realtà cruda e bestiale, costruita di individualismo ed apparenza. Ognuno ha i propri fantasmi terribili dai quali scappare. Ognuno di loro, allo spuntare del giorno, avrà finalmente la propria occasione per seminarli e dimenticarli. Anche solo per pochi attimi. Redenzione. Il sole è ormai spuntato. Tutto è pronto. La Fiesta continua ma qualcuno si ferma. Vuole vedere, è curioso. Vuole assistere al miracolo del santo generoso. Io sono tra loro. Attendo dalla cima delle impalcature che formano una lunga corsia lungo la strada, per 825m, dalla stazione ferroviaria fino alla Plaza de Toros, vale a dire l'arena, dove nel pomeriggio si svolgerà lo spettacolo orribile e violento di un'altra Corrida: un superbo animale affronterà da solo cavalieri Picadores, Banderillos danzanti, e solo infine, fiaccato da una lotta impari e sleale, l'acclamato Matador, mentre tutti nell'arena attendono silenziosi l'incornata del toro.
Poi…
Il suono delle campane. Un boato in fondo alla strada. Rumore di zoccoli e di scarpe in corsa. L'Encierro! I colli protesi. I volti tirati e gli occhi spalancati. Tutti rivolti nella stessa direzione. Paura e determinazione. Prima passi incerti, poi più decisi. Infine la corsa. Le cinture rosse si agitano. Una nuvola di polvere. La furia incalza. Il miracolo si realizza.
Corri pellegrino…Corri!
Il suono delle campane. Un boato in fondo alla strada. Rumore di zoccoli e di scarpe in corsa. L'Encierro! I colli protesi. I volti tirati e gli occhi spalancati. Tutti rivolti nella stessa direzione. Paura e determinazione. Prima passi incerti, poi più decisi. Infine la corsa. Le cinture rosse si agitano. Una nuvola di polvere. La furia incalza. Il miracolo si realizza.
Corri pellegrino…Corri!
- Per arrivare alla Fiesta: volo aereo per Saragozza; quindi tratta in treno da Saragozza a Pamplona (costo del biglietto singolo 20€ circa, 2 ore di tragitto). La Fiesta si tiene ogni anno dal 6 luglio al 14 luglio. E' possibile partecipare o assistere gratuitamente all'Encierro tutti i giorni della Fiesta dal 7 luglio in poi. Negli stessi giorni alle ore 18:30 si tiene la Corrida nella Plaza de Toros: costo del biglietto 15-20€ ma è vivamente consigliato l'acquisto il giorno prima ai botteghini. Anche se l'arena ospita 20.000 spettatori rischiate di non trovare posto.