05 maggio 2016

VIENNA & LA WACHAU – Quattro Ciclisti alla Corte degli Imperatori

Di ritorno con i miei tre compagni dal viaggio appena compiuto in Austria mi è capitato, immerso nei miei pensieri e con gli occhi ancora pieni delle meraviglie vissute, di comprendere qualcosa di impensabile e straordinario: c'è stata un'epoca della storia nella quale è esistito un luogo capace di concentrare dentro di sé tutta la bellezza, lo sfarzo ed il potere di un intero continente. Questo luogo è Vienna. Abituato com'ero alla realtà microcosmica e variegata della mia familiare Italia, paese nel quale ogni città costituisce un mondo a sé stante con le proprie regole, tradizioni e costumi, mi risultava impossibile credere, prima della partenza, ad una cosa tanto assoluta ed omnicomprensiva. Ma oggi ricordo che furono proprio queste caratteristiche a colpirmi nel corso della visita condotta nella capitale austriaca in compagnia di tre amici.

Vienna è la città degli imperatori, delle corti splendenti dal lusso inimmaginabile, è la città della musica, quella vera e geniale dei musicisti creatori di opere, la città dell'arte, della mondanità grandiosa ed appariscente, una città sulla quale la storia ha impresso in modo indelebile e perenne un marchio elegante e solenne.
Dopo dodici ore di treno notturno trascorse su uno scomodo sedile sperando in qualche ora di sonno, arriviamo a Vienna pronti a scoprirne il fascino nonostante la stanchezza. Approfittiamo della bella giornata di Sole e cominciamo la nostra visita da uno dei luoghi simbolo della città: lo Schloss Schönbrunn (la parola tedesca schloss significa "castello") fu residenza imperiale del casato degli Asburgo per 200 anni, dal 1730 al 1918. Situato in origine in aperta campagna, fuori dal trambusto e dal chiasso della grande città, oggi è stato inglobato dai confini della metropoli in espansione, anche se ciò non ha per nulla scalfito la sua straordinaria bellezza.

La costruzione del palazzo fu voluta dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo nel 1687 con lo scopo di farne una residenza per il figlio Giuseppe I, suo successore al trono. Come sito venne eletto un immenso ed aperto spazio fino ad allora utilizzato come riserva di caccia imperiale; la tradizione tramanda che in tale luogo sorgesse anche una piccola fonte di acqua limpidissima, scoperta decenni prima dall'imperatore Mattia d'Asburgo proprio durante una battuta equestre: da questo aneddoto deriva il nome del palazzo, schönn ("bella") brunn ("fonte"). L'opera edilizia venne intrapresa su progetto del celebre architetto austriaco Johann Bernard von Erlach (il cui nome ricorrerà più volte nella storia di Vienna), il quale scelse un particolare tipo di pietra, più lucente e duratura, per realizzare il palazzo: chiamò questo materiale Kaiserstein, tradotto la "pietra dell'imperatore". I lavori di costruzione però procedettero fin da subito a rilento anche a causa dell'imponenza del progetto, e dopo la morte dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo, succeduto a Giuseppe I, l'opera subì un ulteriore rallentamento: è questa infatti l'epoca della Guerra di Successione Austriaca esplosa in seguito all'opposizione delle potenze europee alla salita al trono della figlia di Carlo VI, Maria Teresa d'Asburgo-Lorena, non avendo quest'ultimo generato successori maschi al trono. Cessati i contrasti, Maria Teresa d'Asburgo, divenuta imperatrice, portò a termine i lavori nel 1780 ed investì da questo momento Schönbrunn del ruolo di residenza estiva della famiglia imperiale, funzione che gli competé fino alla fine della dinastia asburgica nel 1918. La storia infinita di questo edificio non può comunque competere con la sua infinita bellezza. Un enorme cortile d'accesso abbellito di eleganti lampioni retrò introduce alla facciata del palazzo, riccamente decorata e dal particolare colore giallo acceso: non è difficile immaginare in questo spazio transitare carrozze occupate da ricchi signori e dame raffinate nelle serate di gala che il palazzo conobbe nel suo periodo di massimo splendore.

Il prezzo d'ingresso per la visita del sito è abbastanza salato (circa 21€), ma il consiglio che offro è quello di non farsi scoraggiare e di visitarne l'interno: mettendo piede nelle sale del castello entrerete in una dimensione fiabesca e fantastica capace di trasportarvi in un'altra epoca, e credetemi se vi dico che non vi sarà complicato, chiudendo gli occhi, percepire nella vostra fantasia, una volta all'interno, una leggera musica d'orchestra sul sottofondo di passi concitati di calzature danzanti e del fruscio delle ampie gonne degli abiti da cerimonia. Gli ambienti sono davvero ben conservati ed offrono al visitatore un originale colpo d'occhio sulla vita, le abitudini ed i costumi della famiglia imperiale. Le sale complessive sono 1.441 di cui solo 190 aperte al pubblico: impossibile ricordarle tutte, ma credo sia inevitabile che ognuno, durante la visita, venga personalmente colpito da alcune di esse. Io in particolare ricordo: lo Studio Imperiale dalle pareti interamente rivestite di bellissimo legno di noce; la Sala degli Specchi nella quale si esibì per la prima volta, bambino di 6 anni, Wolfgang Amadeus Mozart al cospetto dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo; la Sala Cinese Blu tappezzata di meravigliose stampe cinesi d'inchiostro azzurro su carta di riso e nella quale si concretizzò la fine della dinastia asburgica con l'esilio di Carlo I che rifiutò l'abdicazione nel 1918; la Sala da Pranzo Imperiale apparecchiata ancora con i cristalli e le porcellane appartenenti agli imperatori. E poi ancora la camera da letto appartenuta all'imperatore Francesco Giuseppe I d'Asburgo-Lorena, che si dice fosse solito trascorrere diciotto ore al giorno al lavoro dietro la sua bella scrivania in legno massiccio; la Sala del Letto di Parata contenente il letto di morte di Maria Teresa decorato di velluto e di ricami d'oro; ma soprattutto la Gran Galleria, la sala principale del palazzo adibita ad ospitare sontuosi balli, serate mondane, e ricevimenti ufficiali alla corte imperiale. Lunga 40m, larga quasi 10m, decorata con affreschi dai colori vivaci su pareti bianchissime, alla luce di due enormi lampadari portanti ciascuno 70 candele, da quest'ultima sala è passata tutta la maggiore nobiltà europea. Viene utilizzata ancora oggi per i grandi ricevimenti di stato: passò alla storia, tra gli altri, quello tra il presidente USA J.F. Kennedy ed il capo di stato sovietico Nikita Chruscev nel 1961. A discapito di ciò però, prima di assumere l'attuale funzione dopo la caduta degli Asburgo, il palazzo nel suo complesso venne adibito dapprima a scuola e collegio per bambini indigenti, principalmente orfani di guerra, quindi venne occupato dalle truppe sovietiche ed inglesi durante la II Guerra Mondiale, seconda occupazione straniera subita da Schönbrunn dopo quella di Napoleone Bonaparte nel XIX secolo. Ad ogni modo, immergersi nella storia di Schönbrunn equivale ad addentrarsi fisicamente nella storia della dinastia che per secoli resse le sorti dell'Austria: gli Asburgo. Il corso di questo nobile casato è legato al susseguirsi di tre distinti imperi: il primo è costituito dal Sacro Romano Impero, sorto con l'incoronazione di Ottone I di Sassonia il quale ereditava di fatto i territori dal precedente Impero Carolingio. In seguito alle conquiste dell'Impero Napoleonico, il quale sancì la fine del Sacro Romano Impero, ed alla sua successiva caduta, gli Asburgo tornarono al potere fondando con Francesco II d'Asburgo-Lorena il secondo impero, l'Impero Austriaco. Infine, quando venne sancita l'alleanza tra la nobiltà ungherese e l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Asburgo-Lorena a seguito della sconfitta asburgica nella Guerra Austro-Prussiana (nella quale la Germania sottrasse molti territori all'Austria), venne proclamato l'Impero Austro-Ungarico, sopravvissuto poi fino alla I Guerra Mondiale. In seguito alla sconfitta austriaca in quest'ultimo conflitto sorsero quindi moti repubblicani che portarono all'esilio dell'ultimo reggente asburgico, Carlo I, rifugiatosi dapprima in Svizzera quindi sull'isola portoghese di Madera: nel 1918 l'Austria divenne in questo modo una repubblica. La testimonianza del palazzo di Schönbrunn fa però riferimento ad un'altra epoca, quella fiorente del potere infinito della nobile dinastia asburgica, la quale letteralmente ha avuto il merito di costruire l'Austria nei secoli.

La grandezza passata degli Asburgo si riflette non solo nella magnificenza del palazzo, ma anche nell'immensità dello Schlosspark Schönbrunn, i giardini che contornano la residenza. La loro realizzazione venne ordinata dall'imperatrice Maria Teresa ed oggi il bellissimo parco provvisto di grandi aiuole di papaveri variopinti fa a gara per bellezza con l'antistante palazzo. Vi si trova uno dei giardini zoologici più antichi del Mondo, voluto dall'imperatore Francesco I di Lorena nel 1752. Subito accanto allo zoo si trova un labirinto botanico aperto ai visitatori; dal lato opposto si situa invece l'Obeliskbrunnen, una fontana sormontata da un obelisco simboleggiante, in richiamo al culto egizio del Sole di cui l'obelisco è emblema, la supremazia e la longevità del potere asburgico nei secoli.

Sullo sfondo invece troneggia, dall'alto di una bassa collina, la Gloriette, piccolo padiglione dedicato al riposo, alla meditazione ed alla poesia, commissionato dall'imperatrice Maria Teresa bisognosa di trovare un luogo di pace e silenzio dopo la scomparsa del consorte, l'imperatore Francesco I di Lorena, del quale si dice fosse follemente innamorata, cosa più unica che rara in un ambiente dove i matrimoni si combinavano per convenienza. Questo luogo è a mio parere il migliore per cogliere una vista panoramica su tutto il complesso, con la possibilità di salire persino sulla cima della struttura per ampliare ulteriormente la veduta.

Ai piedi della collina, la Neptunbrunnen, fontana dedicata al dio Nettuno, completa il paesaggio davvero suggestivo di questo luogo. Il parco, dichiarato oggi patrimonio UNESCO insieme al palazzo, venne aperto al pubblico dall'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, nel XVIII secolo, con grande disappunto dell'aristocrazia viennese: oggi l'accesso ai larghi viali del parco è libero e gratuito, sarebbe davvero un peccato non approfittare di questa opportunità.

Dopo una sosta necessaria a recuperare qualche energia, ed una volta lasciatoci alle spalle Schönbrunn, ci dirigiamo verso il cuore pulsante di Vienna. Il Sole comincia già a calare ma la vicinanza del nostro campo base al centro cittadino ci permette di avere subito un assaggio dell'eleganza antica della città. Ci incamminiamo verso Karlsplatz, e decisione mai fu più azzeccata! Sulla piazza si affaccia infatti la Karlskirche: capolavoro di stile barocco, questa chiesa si offre ai nostri sguardi accarezzata dalla luce crepuscolare del Sole, la quale scende languida lungo la facciata e le alte torri laterali, ispirate nell'aspetto alla romana Colonna di Traiano ma che appaiono alla mia impressione più simili a minareti arabi. La commistione di questi stili rende il luogo davvero magico ed indimenticabile nella mia memoria.

La costruzione della Karlskirche venne commissionata dall'imperatore Carlo VI d'Asburgo come voto rivolto a San Carlo Borromeo in favore del termine dell'epidemia di peste che flagellò Vienna nel 1713: la realizzazione dell'opera impiegò ben 23 anni, e si capisce il perché osservando il raffinatissimo risultato. Davanti alla chiesa si estende ad occupare la maggior parte della piazza il Resselpark, ampio spazio verde dedicato a Josef Ressel, inventore dell'elica nautica, all'interno del quale spesso si trovano artisti di strada intenti a suonare al centro di un discreto pubblico. Superato questo parco, il confine della piazza è segnato da un'altra curiosa opera: la Karlsplatz Stadtbahn Station, il padiglione della stazione metropolitana di Karlsplatz, venne disegnata dall'artista austriaco Otto Wagner ad inizio del secolo scorso, sebbene la sua realizzazione impiegò ben 70 anni a causa dello scoppio dei due conflitti mondiali che ne arrestarono i progressi, e oggi rappresenta uno dei principali manifesti austriaci della corrente artistica liberty.

Poco più in là, sorge il Secessionsgebäude, il Palazzo della Secessione, realizzato da Joseph Maria Olbrich per ospitare le opere del movimento artistico dei secessionisti (l'avanguardia artistica austriaca alla quale apparteneva anche Gustaf Klimt). Subito dopo la sua ultimazione nel 1897, il palazzo divenne bersaglio di furiose critiche da parte del pubblico, il quale ne paragonò la forma ad un gabinetto pubblico. In effetti il suo profilo squadrato non richiama particolari idee di estetica, tuttavia colpisce sicuramente la sfera dorata sulla cima composta da ben 3.000 foglie auree d'alloro.

Terminato il primo assaggio della città ci predisponiamo al primo assaggio della cucina austriaca. In effetti la tradizione culinaria di questo paese è alquanto scarsa e poco fantasiosa: non sono molte le specialità tipiche della tavola, e per la maggior parte si limitano a piatti a base di carne. Ce ne accorgiamo presto nel consultare il menù che ci viene messo davanti nella locanda che scegliamo per cenare: ci è stata raccomandata da alcuni passanti come un posto di qualità per degustare ottime pietanze. Inevitabilmente la nostra scelta ricade sulle due preparazioni più famose e conosciute. Il Gulasch è un piatto di origine ungherese importato in Austria ai tempi dell'Impero Austro-Ungarico: si tratta di una specie di spezzatino a base di carne di manzo, lardo, cipolle, carote, patate e paprika, la quale le conferisce una leggera piccantezza. Venne inventato dai mandriani ungheresi che lo usavano preparare all'aperto, in grandi paioli, sul fuoco vivo. Solo successivamente divenne una moda tra la borghesia viennese che ben presto ne apprezzò il gusto, facendone di fatto un piatto universale e, nel tempo, tradizionale. Lo Schnitzel invece è una specialità consistente in una sottile fetta di vitello impanata e fritta nello strutto. Ne è diffusa anche una variante a base di carne di maiale che però costituisce solo una derivazione dell'originale. Il piatto ricorda molto la nostrana Cotoletta alla Milanese, ed in effetti per anni si è dibattuto su quale delle due preparazioni avesse ispirato l'altra. La disputa sembra essersi conclusa a favore di noi italiani: lo Schnitzel, come testimoniano alcuni documenti antichi, è stato copiato dalla Cotoletta, e la sua conoscenza venne probabilmente importata in Austria dal generale Josef Radetzky, comandante dell'esercito di occupazione durante il dominio dell'Impero Austriaco nel Norditalia. Pare infatti che l'intransigente generale, sposato con una contessa friulana, andasse ghiotto per il piatto scoperto in Italia e che pertanto non potè fare a meno di importarlo anche nelle proprie cucine una volta fatto ritorno in patria...Se parliamo di cucina, Italia 1 - Austria 0.

Il giorno successivo ci attende una lunga visita di Vienna e delle sue bellezze. Subito fuori dall'ostello che ci ospita, ci accoglie un vivace mercato con bancarelle e ristoranti ricolmo di una folla brulicante. E' il Naschmarkt, uno dei mercati all'aperto più antichi di Vienna: non possiamo fare a meno di attraversarlo incuriositi dal suo richiamo e dalla sua vivacità. Troviamo banchi di frutta fresca, espositori di olive di ogni tipo e colore, rivendite di dolciumi, prodotti di ogni genere e varietà, e poi piccole tavole calde nelle quali vengono offerte cucine di ogni tipo, cinesi, arabe, italiane. Procacciato il nostro Strudel ed il nostro Krapfen (che con disappunto scopro preparato con ripieno di marmellata e non di crema pasticcera), usciamo dalla calca e ci dirigiamo verso il centro storico. La nostra meta è Kärtnerstrasse, una larga via pedonale molto battuta e ricca di negozi, la quale come una rampa di lancio ci proietta verso il cuore pulsante di Vienna: è qui che la maggior parte dei turisti passeggia tra gli innumerevoli negozi le cui vetrine sono inondate da infinite varietà di cianfrusaglie e ghiottonerie, tra cui le celeberrime Mozart Kugeln, le famose Palle di Mozart, piccoli cioccolatini ripieni di marzapane, pistacchio e crema alla gianduia.

Prima di raggiungerla costeggiamo uno dei monumenti simbolo della capitale austriaca: la Wiener Staatsoper è il teatro lirico più celebre di Vienna, uno dei più rinomati al Mondo. La sua facciata mirabilmente decorata e di un'eleganza incantevole coglie l'osservatore quasi di sorpresa. Ciò che ho avvertito nello scorgerne il profilo è stato un incantesimo della mente che suscita il desiderio quasi irresistibile di svelarne il segreto, di penetrarne l'interno per assaporarne l'atmosfera. Se Vienna è la capitale della musica classica, la Staatsoper ne è lo scrigno incantato. Il teatro venne inaugurato nel 1869 come opera di corte frequentata dalla famiglia imperiale: non è difficile immaginare, osservando l'edificio oggi, bellissime dame elegantemente vestite e gentiluomini in uniforme o abito da sera passeggiare lentamente lungo la grande e stupenda balconata che occupa la facciata. Negli anni dal 1938 al 1945, invece, la Staatsoper visse il periodo più buio della sua storia: sotto l'occupazione nazista durante la II Guerra Mondiale il teatro conobbe la censura e patì l'esclusione di molti talentuosi artisti. L'Austria venne infatti occupata dalla Germania del Terzo Reich nel 1938, ma già nel 1934 era avvenuto un tentativo di occupazione fallito che portò all'uccisione del cancelliere filonazista Engelbert Dolfuss, contrario all'annessione alla Germania e forte ammiratore di Benito Mussolini, al quale si ispirava e con il quale si alleò attraverso la formazione delle Heimwehren, milizie squadriste capeggiate dal principe Ernst Rüdiger von Starhemberg e cooperanti con la polizia italiana. La Staatsoper risentì molto del periodo di occupazione tanto da venire quasi completamente distrutta durante un bombardamento alleato nel 1945. Solo dieci anni più tardi il teatro venne ricostruito e riaperto al pubblico, evento celebrato solennemente dalla televisione austriaca che scelse quest'occasione per effettuare la prima trasmissione in diretta della sua storia: l'opera messa in scena alla riapertura fu il "Fidelio" di Ludwig van Beethoven. Oggi l'edificio è visitabile all'interno con l'accompagnamento di una guida: nelle vicinanze non vi sarà difficile infatti trovare uno delle decine di venditori, vestiti solitamente in buffi costumi ottocenteschi, che offrono tour guidati e biglietti scontati per le opere in programma. Molto curiosa è anche l'idea di realizzare una sorta di Walk of Fame nelle strade che circondano il teatro, con i nomi dei più grandi compositori della storia incisi nella forma delle classiche stelle hollywoodiane sulla superficie pavimentata delle vie. C'è anche un pizzico di Italia con il nostro Giuseppe Verdi. Oltrepassata questa prima istituzione della tradizione viennese proseguiamo imboccando Kärtnerstrasse. Dopo poche centinaia di metri arriviamo in Stephansplatz, nella quale troneggia il bellissimo Duomo di Vienna, lo Stephansdom.

La cattedrale cittadina, dedicata a Santo Stefano, venne fondata in origine nel 1147, epoca nella quale sul luogo dell'attuale edificio venne realizzata una chiesa di pianta romanica. Nel corso dei secoli la struttura originaria subì progressivi cambiamenti ed ampliamenti, e solo nel XV secolo assunse una conformazione gotica molto simile all'aspetto odierno. Costituisce uno dei simboli più forti di Vienna ed offre al visitatore uno spettacolo davvero unico. Ciò che colpisce di più al primo sguardo è il bellissimo tetto maiolicato ricoperto da ben 250.000 tegole smaltate, le quali compongono, sul lato sud della chiesa, l'immagine dell'aquila bicefala degli Asburgo: osservare i raggi del Sole riflettersi sulla superficie lucida del tetto conferisce un'aura particolare a tutta la struttura, ed il colpo d'occhio vi assicuro essere pregevole. Quello che in effetti mi ha particolarmente impressionato osservando lo Stephansdom è il fatto che la chiesa in sé non possieda dimensioni esagerate, ma che appaia piuttosto come uno spazio raccolto, lontano forse dall'idea di magnificente grandezza propria dell'architettura religiosa italiana, tuttavia capace di creare una certa atmosfera, in grado, in un certo senso, di stimolare la meditazione e la contemplazione. E a tale scopo non sfugge una certa ricercata bellezza e armonia che, nell'aspetto comunque gotico della struttura esterna, riesce a riconciliare e rasserenare il pensiero. In questo verso si inseriscono le altre particolarità della cattedrale: la facciata appare composta dal portale principale, chiamato Portale dei Giganti in quanto in questo punto venne ritrovato il fossile di un osso di Mammuth durante i lavori di ristrutturazione operati nel XV secolo, e dalle due torri gemelle chiamate Torri dei Pagani in virtù del fatto che in loro prossimità sorgeva in antichità un tempio di culto arcaico. Il profilo della cattedrale è poi tipizzato dalle due alte torri laterali. La torre nord appare tutt'oggi incompleta e la leggenda narra che il costruttore che la progettò, tale Hans Puchsbaum, morì precipitando dalla sua sommità dovo aver tradito un patto con il demonio che lo aveva aiutato a realizzare l'opera. Sulla sommità di questa torre sta la Pummerin, immensa campana del peso di 21 tonnellate ottenuta dalla fusione di 100 palle di cannone sparate contro la città dall'esercito ottomano durante l'assedio condotto dal sultano Solimano nel 1529: la capitale austriaca resistette all'assedio, Solimano non riuscì a violarne le mura e fu costretto a fare ritorno in patria non dopo aver speso ingenti energie e risorse, parte delle quali furono poi utilizzate dai viennesi per la costruzione delle proprie opere. L'attuale campana non è però purtroppo quella originale: durante i bombardamenti alleati infatti la cattedrale venne danneggiata e subì un violento incendio, la campana crollò, andò in frantumi, e venne successivamente riforgiata recuperando i pezzi di quella precedente. La torre sud invece, chiamata Steffl, è la più alta, con ben 137m di altezza, ed ospita sulla cima una piattaforma visitabile che offre una suggestiva vista su tutta Vienna: questa piattaforma è raggiungibile percorrendo 343 gradini, combinazione simbolica del numero 3, riferimento alla Trinità, e del numero 4, richiamo biblico alla natura umana.

L'accesso all'interno dello Stephansdom è completamente gratuito e lo consiglio vivamente per osservarne le alte navate, l'altare principale raffigurante il martirio di Santo Stefano, inoltre, ai lati, la tomba in marmo rosso dell'imperatore Federico III d'Asburgo, nonchè l'altare Wiener Neustadt decorato da 72 dipinti raffiguranti la vita dei santi. Cosa interessante che viene offerta all'interno della chiesa è la visita delle catacombe sottostanti la cattedrale: purtroppo non siamo riusciti ad effettuarla in quanto viene eseguita con una guida in orari fissi e prestabiliti, ma sarebbe stato curioso osservare la cripta nella quale sono conservate le urne contenenti le viscere degli Asburgo (tutti i componenti di questa dinastia infatti erano soliti farsi imbalsamare, e mentre i corpi venivano poi trasportati nella cappella imperiale delll'Hofburg, i visceri venivano messi in urne custodite in questa cripta, tranne il cuore che veniva invece posto in un'urna conservata nella Augustinerkirche), oppure il vasto ossario che per anni vide indaffarati i galeotti nel riordinare ed accatastare gli innumerevoli resti umani secondo una inusuale condanna ai lavori forzati, nel contesto del quale inoltre sono ospitate molte spoglie delle vittime dell'unica epidemia di peste che colpì Vienna nel 1713. La visita al Duomo non vi impiegherà più di un'ora, ma intorno a questa attrazione si sviluppa un circuito ricco di interesse per il viaggiatore curioso. Accanto a Stephansplatz si trova infatti Stock-im-Eisen-Platz, una piccola piazzetta celebre per custodire, ad un angolo, un antichissimo ceppo in legno, vecchio di 600 anni, nel quale tutti i nuovi fabbri che cominciavano ad esercitare la professione in città dovevano per tradizione piantare un chiodo: oggi il ceppo è ancora presente, protetto da una teca di vetro, e sopra di esso sono ancora ben visibili le centinaia di chiodi arrugginiti piantatici nel corso dei secoli.

Da questa piazzetta parte la seconda grande arteria pedonale del centro di Vienna, il Graben, con la Pestsäule, la Colonna della Peste, commissionata dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo come voto per il termine dell'epidemia di peste e sulla quale si apre Petersplatz con la Peterskirche, una delle chiese più antiche di Vienna, sormontata da una cupola alta 54m e del diametro di 30m. Dalla parte opposta rispetto al Duomo, invece, è possibile trovare, in Domgasse al civico n°5, la casa abitata da Wolfgang Amadeus Mozart durante gli anni della gioventù e nella quale compose "Le Nozze di Figaro", oggi adibita a museo dedicato al musicista. Infine, di fronte alla casa, si diparte la Blutgasse, un'antica, corta e stretta via dove si tramanda avvenne un tremendo massacro di Cavalieri Templari, perseguitati nel XIV secolo dalla Chiesa e dall'Impero per la loro influenza e la loro ricchezza. Si dice che il massacro fu tanto spaventoso da coprire completamente il selciato della strada con il rosso del sangue delle vittime: da qui il nome della via che letteralmente significa "via del sangue".

Da Stephansplatz, proseguendo sul Graben, si raggiunge in pochi attimi Michaelerplatz, e su questa piazza, imponente e sfarzoso, l'Hofburg, il palazzo imperiale. In questo micromondo incantato e felice risiedettero per circa 500 anni tutti gli imperatori austriaci: dal 1438 al 1583 e dal 1612 al 1918 il palazzo ospitò infatti i reggenti asburgici (con l'unica eccezione di Rodolfo II d'Asburgo che dal 1583 al 1612 trasferì la capitale dell'Impero a Praga). Oggi è la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Federale Austriaca. Il complesso, davvero enorme tanto da costituire quasi una cittadella a sé stante, venne costruito a partire dal XIII secolo, ma venne poi progressivamente ampliato nei secoli a seguire con l'aggiunta di edifici e palazzi a seconda dell'occorrenza e senza un progetto unitario e complessivo, circostanza che è possibile apprezzare nella grande varietà di stili e di proporzioni. Oltre ai poteri politici oggi l'Hofburg ospita importanti istituzioni di natura storica: oltrepassato il bellissimo portale di accesso, infatti, ci si trova all'interno di un enorme cortile sul quale si aprono sulla destra i Kaiserappartements, le camere imperiali nelle quali dimorarono, tra gli altri, l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Asburgo-Lorena e l'imperatrice Elisabetta di Baviera, nota a tutti come Sissi. Nonostante la filmografia tenda a presentare quella di questi due regnanti come una storia fiabesca e romantica, si racconta che il matrimonio tra i due fu solo e puramente di convenienza, e che anzi Elisabetta spesso si trovò a viaggiare sola per tutta l'Europa mantenendosi lontana per lunghi periodi da Vienna. La storia melanconica di questa principessa triste si concluse con l'uccisione per mano di un anarchico italiano di nome Luigi Lucheni, colpita a morte al cuore con una lima. Nonostante ciò, gli appartamenti attraggono ancora oggi un'enorme folla di turisti. Sulla sinistra del cortile interno invece si trova la Spanische Hofreitschule, la Scuola di Equitazione Spagnola, prestigiosa scuola equestre nella quale vengono impiegati solo pregevoli cavalli di razza spagnola lipizzana e che sorge nelle antiche scuderie del palazzo. E poco più in fondo, oltre il monumentale portale della Schweizertor, troviamo la Schweitzerhof, la Corte degli Svizzeri, primitivo nucleo di tutto il complesso nel quale oggi viene custodito il tesoro imperiale all'interno della Schatzkammer, la Sala del Tesoro.

Sul piazzale antistante il palazzo, sempre in Michaelerplatz, consiglio di dedicare un attimo anche all'antistante Michaelerkirche, piccola chiesa che dona il nome alla piazza stessa, nonchè ai vicini resti di un castro romano, probabilmente antica testimonianza del primitivo insediamento urbano di Vindobona dal quale poi si sviluppò la città di Vienna.

Imboccando la via a sinistra di Michaelerplatz si sbuca invece in Josefplatz, piazza dedicata all'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena la cui statua equestre svetta al centro. Su questa piazza si aprono due importanti edifici inclusi nei confini dell'Hofburg. Il primo è la Augustinerkirche, la Chiesa degli Agostiniani, antica cappella di corte costruita originariamente come convento e successivamente adibita ad uso della famiglia imperiale. Qui venne celebrato nel 1854 il matrimonio tra Francesco Giuseppe I d'Asburgo-Lorena ed Elisabetta di Baviera. Il secondo edificio è costituito dalla Nationalbibliothek, la biblioteca degli imperatori: è davvero difficile esprimere cosa rappresenti questo luogo, soprattutto per uno che come me considera i libri come l'essenza del pensiero umano ed il binario sul quale scorre il tempo. Posso solo dire che questa biblioteca custodisce più di 200.000 volumi antichi, posti in scaffalature di legno massiccio disposte su due corridoi uno sopra l'altro, in quattro ali articolate a croce il cui centro è occupato dalla statua di Carlo VI, padrino di quest'opera, sotto un'alta cupola dalla bellezza inimmaginabile e dai colori esaltanti, affrescata dell'artista austriaco Daniel Gran.

La struttura, audace e slanciata come devono essere i pensieri dell'uomo, venne realizzata nell'arco di anni dal celebre architetto austriaco Johann Bernhard Fischer von Erlach (ancora lui!), seguito nell'impresa dal figlio Joseph Emanuel che la portò a compimento. In un angolo un globo terrestre di legno decorato finissimamente dal monaco francescano Vincenzo Coronelli, il quale mirabilmente realizzò in quest'opera uno dei planisferi più accurati dell'epoca (XVII secolo), completa la magia del luogo richiamando orizzonti lontani ed inimmaginabili. Ma tutto ciò non basta a trasmettere la meraviglia che si prova nel varcare la soglia di questa biblioteca. Sicuramente il luogo che più mi ha impressionato nel corso di questo mio breve viaggio.

Chiudendo il cerchio, ed oltrepassando la Nationalbibliothek e la Augustinerkirche, si giunge in Albertinaplatz, la piazza che ospita l'Albertina Museum: questa galleria detiene una delle collezioni artistiche più importanti del Mondo. Il palazzo che la ospita venne acquistato nel 1793 dall'arciduca Alberto di Sassonia-Teschen (dal quale il museo trae oggi il nome), governatore d'Ungheria e del Belgio austriaco: giunto ad abitarlo, ed essendo grande ammiratore dell'arte nonchè personaggio di grande cultura, si fece presto seguire dalla vasta collezione di opere artistiche in suo possesso, assemblata con l'aiuto dell'ambasciatore austriaco a Venezia Giacomo Filippo Durazzo. Questo enorme patrimonio costituì il primo nucleo di opere d'arte che composero la collezione dell'Albertina, anche se purtroppo a causa di un naufragio molti quadri e molte sculture appartenute ad Alberto andarono in parte perdute nel mare e giunsero in maniera incompleta. Non oso immaginare la ricchezza che avrebbe costituito se fosse giunta per intero: nella collezione di Alberto si dice si trovassero infatti più di 30.000 pezzi. L'accesso al museo non è certo dei più economici (13€), ma chi decidesse di rinunciare sicuramente perderebbe un'importante occasione per cogliere una delle esposizioni artistiche più ammirevoli d'Europa. Oggi le opere esposte comprendono creazioni di Monet, Renoir, Cezanne, Degas, Matisse, Kirchner, Modigliani, Kandinsky, Picasso, Magritte, Chagall, oltre a raccolte fotografiche e a retrospettive temporanee di arte moderna (nel periodo in cui l'ho visitato esponevano creazioni pittoriche del tedesco Anselm Kiefer e dell'austriaco Erwin Bohatsch: per quanto mi riguarda, e premetto che non sono un critico esperto, non mi hanno colpito particolarmente). Tra gli artisti che più mi sono rimasti impressi nella memoria segnalo invece un russo, tale Pawel Filonow, le cui composizioni pittoriche moderne, dai colori davvero impattanti sulla fantasia e sui sensi, mi hanno lasciato una ricordo duraturo.

Ritornando in Michaelerplatz e imboccando la direzione opposta a quella appena intrapresa, si giunge velocemente in Heldenplatz, largo piazzale sul quale si affaccia l'Ala Leopoldina dell'Hofburg, una delle sezioni più recenti del complesso (XVII secolo), oltre ad un ampio parco, il Volksgarten, ma soprattutto alla spettacolare facciata della parte più moderna dell'Hofburg, il Neue Burg, la cui struttura dalla forma peculiarmente semicircolare risale al 1881, affrontato sul lato opposto dello spiazzo dalla statua equestre dell'arciduca Carlo d'Austria. Questa piazza è tristemente celebre nella storia austriaca per essere stato il luogo dal quale Adolf Hitler annunciò l'annessione dell'Austria alla Germania nazista nel 1938.

Proseguendo oltre, e attraversando il portale esterno dell'Hofburg, vale a dire il Burgtor, costruito dopo l'invasione Napoleonica la quale rase al suolo l'originario bastione di accesso al castello, si giunge a Maria-Theresien-Platz, detta anche Museumquartier in quanto qui sorgono, uno di fronte all'altro, due tra i musei più importanti di tutta Vienna, il Naturhistorisches Museum ed il Kunsthistorisches Museum, dedicati rispettivamente alla storia naturale ed all'arte storica. Al centro della piazza, davvero gradevole, un piccolo spazio verde dominato al centro dalla statua dell'imperatrice Maria Teresa contribuisce a completare il bel colpo d'occhio conferito dalle bellissime facciate dei due musei. Tra Maria-Theresen-Platz e Heldenplatz scorre una delle vie più rinomate di Vienna, non tanto per bellezza, quanto invece perchè sul suo percorso sorgevano originariamente le mura cittadine, demolite con l'avvento di Napoleone e la conquista francese di Vienna: è la Ringstrasse, nome che deriva appunto dal percorso circolare della larga strada (come effettivamente le mura di una città), arteria urbana sempre molto trafficata.

Lasciandosi alle spalle il Museumquartier e percorrendo la Ringstrasse in breve si raggiunge il Parlamentsgebäude, il Palazzo del Parlamento Federale, costruito nel 1874 in stile neoclassico, con un'alta statua della dea Minerva davanti alla facciata progettata sullo stile di un tempio greco. La prima sessione parlamentare si tenne qui nel 1883: speriamo che la dea greca della ragione, la cui effige ammonisce chiunque entri nel palazzo, sappia ben consigliare i governanti austriaci!

Attiguo a questo palazzo, sta Rathausplatz con la Wiener Rathaus, il municipio sede del Burgermeister (corrispondente al nostro sindaco) e del Landtag (organo legislativo regionale). Sulla cima di questa bella costruzione gotica spicca, dall'altezza di 105m, il Rathausmann, l'Uomo del Municipio, una statua alta 5m, del peso di 650kg, scolpita nel metallo ottenuto dalla fusione di copeche russe e raffigurante un prode cavaliere posto a difesa della città. La tradizione vuole che l'armatura del Rathausmann sia modellata fedelmente su quella dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Un largo viale collega Rathausplatz al Burgtheater, situato proprio dirimpetto: questo teatro venne fatto edificare dall'imperatrice Maria Teresa allo scopo di avere un luogo per le rappresentazioni artistiche più vicino al palazzo rispetto alla Staatsoper. Venne inaugurato nel 1741 ed al suo interno furono rappresentate per la prima volta ben tre opere di Wolfgang Amadeus Mozart: "Il Ratto del Serraglio" nel 1782, "Le Nozze di Figaro" nel 1786, e "Così Fan Tutte" nel 1790.

La giornata volge al termine e Vienna si è concessa ai nostri sguardi sotto le sue migliori vesti e avvolta dal suo fascino irresistibile. Quanto abbiamo finora visto ci ha fatto intuire di trovarci in un luogo unico al Mondo la cui storia ed il cui prestigio è tanto grande quanto difficile da comprendere e realizzare. Lo sfarzo e lo sfoggio di potere delle grandi opere di cui la città fa mostra rende possibile capire come Vienna sia stata, in tempi non lontani, l'ombelico dell'Universo: tutto accadeva, trascorreva, si realizzava e si decideva entro questi confini. Il respiro di potere, cultura, ed arte ci spinge però a spendere le nostre ultime energie in un'ultima visita: decidiamo di visitare lo Schloss Belvedere, situato più in periferia e che, ora che l'ho visitato, posso definire imperdibile per ogni viaggiatore di passaggio da Vienna. Capolavoro del barocco austriaco, il castello venne costruito dall'architetto Johann Lucas von Hildebrandt per il principe italiano Eugenio di Savoia (la cui provenienza si riflette anche nel nome dato alla località), condottiero italiano al soldo dell'esercito imperiale austriaco. E' composto da due palazzi contrapposti, l'Unteres Belvedere (il Belvedere Superiore) e l'Oberes Belvedere (il Belvedere Inferiore), separati da un'ampia prospettiva di giardini alla francese davvero squisiti da percorrere. Consiglio di visitare particolarmente il Belvedere Superiore, cosa che vi permetterà anche di attraversare, con lo stesso ingresso (14€), anche i bellissimi giardini: al suo interno è ospitata una delle gallerie d'arte più belle di tutta l'Austria, che per molti versi ho trovato decisamente più gradevole del più ampio Albertina Museum.

Nel suo ambiente elegante, riservato e meno affollato si trovano infatti alcune importanti opere pittoriche, in particolare la più vasta collezione di dipinti di Gustav Klimt, l'artista austriaco forse più conosciuto al Mondo, tra cui il celebre "Bacio", oltre a dipinti di Kokoschka, Munch, Van Gogh, ed il "Napoleone Valica il San Bernardo" di Jean-Louis David. Inoltre, in una piccola sala, sono esposte le sculture di un enigmatico artista tedesco, Franz Xaver Messerschmidt: le sculture rappresentano dei busti immortalati con espressioni del viso contratte e quantomeno strane. I critici hanno per anni cercato di scoprire dove Messerschmidt trovasse i propri soggetti ed oggi la risposta più accreditata è che scegliesse i modelli tra persone affette da gravi forme di distonia, una patologia che porta gravi, improvvise ed involontarie contrazioni muscolari generalizzate. Da qui le espressioni tirate e sofferenti dei busti. Una forma d'arte interessante e che si discosta piacevolmente dai soliti modelli perfetti d'arte rappresentativa scultorea classica. Per quanto riguarda il "Bacio" di Klimt invece posso solo definirlo stupendo: sono rimasto diversi minuti ad osservarlo convinto che fosse retroilluminato nella teca che lo conteneva; quando poi mi sono avvicinato prima di passare oltre ho invece notato che non c'era nessuna illuminazione, ma che invece era il dipinto nelle sue tonalità dorate a generare luce. Le opere che però mi sono più rimaste nella mente sono i dipinti realizzati da Egon Schiele, artista austriaco vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo: si tratta di puro gusto personale, ma ne ho davvero apprezzato il tratto deciso, la stilizzazione dell'anatomia umana, le espressività dei ritratti e delle pose, i colori leggeri e delicati. Alcune delle sue opere sono poi dotate di una carica erotica davvero sorprendente, un misto davvero difficile da realizzare di carnalità ma allo stesso tempo di grazia.

Facciamo ritorno dal Belvedere con una strana sensazione rimastaci addosso: è la prima volta che lascio un museo portandomi dietro una serenità d'animo tanto intensa. Dirigendoci verso la più vicina fermata del metrò incrociamo lo Stadtpark, vera oasi verde nel cuore della città. Il parco venne costruito dopo l'abbattimento delle mura cittadine e, superato un corto ponte sul torrente Wien (il quale dona il nome alla città intera), al suo interno si può osservare la statua dorata di Johan Strauss (sicuramente la più fotografata di tutta Vienna) ed il Kursalon, padiglione costruito nel 1865 per ospitare dei bagni termali, anche se non assunse mai questo scopo a causa della morale popolare del tempo che condannava questo tipo di intrattenimento e venne quindi adibito a sala da ballo e a salone da concerti. Qui si tenne, tra l'altro, la prima esibizione pubblica in assoluto di Strauss nel 1868. Dopo tanto camminare la fame comincia a farsi sentire. Ma prima di rivelare dove ci siamo fermati per la nostra cena occorre raccontare la vicenda di Friedensreich Hundertwasser, l'artista sicuramente più controverso, eccentrico e bizzarro della storia austriaca: vissuto nella seconda metà del XX secolo, con le sue opere divenne precursore di una nuova idea di architettura e di arte. Nato in una famiglia umile, dopo gli anni della II Guerra Mondiale, nei quali fu costretto ad entrare nella Gioventù Hitleriana austriaca, riuscì comunque a frequentare una prestigiosa scuola viennese d'arte, dalla quale presto si discostò a causa delle sue idee innovative. Si definì "Medico dell'Architettura" e gettò le basi della moderna bioarchitettura. La sua opera più rappresentativa è la Hundertwasserhaus, un complesso di case popolari situate a Vienna nel quartiere Landstrasse. L'idea era quella di costruire delle residenze per artisti, i quali sarebbero dovuti essere ospitati negli appartamenti del complesso a canoni d'affitto agevolati. In effetti, terminata la loro costruzione nel 1990, i 50 interni creati da Hundertwasser vennero dati in gestione all'amministrazione cittadina di Vienna, la quale li concede ancora oggi ad artisti meritevoli ed attivi nel panorama nazionale dietro pagamento di un affitto simbolico di soli 5€ mensili al metro quadrato. Non male per essere nel centro di Vienna! L'aspetto dei palazzi di Hundertwasser sembra ricercato apposta per ispirare ed esaltare le capacità creative: le forme appaiono dolci e non ci sono nei profili spigoli vivi; i colori sono vivaci, numerosi ed irregolarmente distribuiti; le facciate sono arricchite da elementi decorativi in ceramica mentre su quasi ogni balcone si trova installato un piccolo giardino pensile. La quasi totalità delle materie prime utilizzate per la costruzione di questi edifici deriva tra l'altro da materiali di recupero.

Le forme e la fisionomia della struttura dell'Hundertwasserhaus appaiono inconsuete, vive, uniche e creative: una macchia di colore e diversità nel cuore della Vienna più popolare ed anonima. E' in questo luogo, su un piccolo terrazzino posto proprio sotto la facciata variopinta, che abbiamo gustato la nostra cena a base di pizza, in un curioso locale bohemien inglobato nelle forme del palazzo opera d'arte. Una cornice davvero strana per un pasto! A breve distanza dalle creazioni di Hundertwasser si incontra il Danubio, e poco più in là un'altra attrazione molto conosciuta ed estremamente battuta da tutti i turisti che si trovano anche solo di passaggio per la città. Il Prater è un luna park permanente installato nella parte est di Vienna, all'interno di un vasto parco pubblico delimitato dal decorso del Danubio stesso e dal suo ramo defluente, il Donaukanal: il nome Prater deriva proprio da questa posizione immersa nel verde e dal latino significa propriamente "prato". Il parco divertimenti, dotato di numerose attrazioni, sorge oggi su terreni originariamente adibiti a riserva di caccia: a quei tempi l'accesso al parco era vietato alle persone comuni e consentito solo alla famiglia imperiale. Fu successivamente l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena ad aprire il parco al pubblico e a farvi costruire caffetterie e sale da thè: risale a quest'epoca anche la costruzione delle giostre e quindi del primo nucleo del luna park, una vera novità per l'intrattenimento di quel tempo. Oggi all'interno del Prater, oltre a giostre e caroselli, sorge anche un planetario (il Planetarium) ed un museo dedicato al parco (il Pratermuseum). Inoltre tra i suoi confini si trova la Kugelmugel, una casa di forma sferica del diametro di 8m realizzata dall'artista Edwin Lipburger e da questi dichiarata micronazione indipendente nel 1984. La costruzione della casa risale al 1971, ma non detenendo il costruttore i permessi necessari alla realizzazione dell'abitazione l'opera divenne protagonista dell'intervento delle forze dell'ordine e delle autorità giudiziarie. Lipburger venne condannato per usurpazione di potere a ricostruire la casa secondo le norme di legge, ma l'intercessione del Presidente Federale Austriaco bloccò la condanna e la Kugelmugel venne trasportata all'interno del Prater, dove ancora oggi si trova. Solo successivamente venne dichiarata da Lipburger nazione indipendente, la Kugelmugel Republik, la quale oggi conta ben 611 cittadini autodichiaratisi tali. La nazione ovviamente non venne mai riconosciuta da nessun governo ufficiale e tantomeno dall'ONU. Osserviamo l'inconfondibile forma di questa costruzione mentre saliamo verso l'alto a bordo della Wiener Riesenrad, la ruota panoramica alta 65m simbolo di tutto il Prater e di Vienna intera. E' una delle ruote panoramiche più antiche del Mondo: venne realizzata nel 1897 e possedeva, in origine, dimensioni più ampie di quelle attuali, visto che dopo un grave incendio avvenuto nel 1945 il numero dei vagoni venne ridotto da 30 a 15. In effetti l'aspetto vintage della ruota attirerebbe la curiosità di ogni viaggiatore, così anche noi non ci sottraiamo al suo fascino e, vincendo il senso di vertigine, ne risaliamo la cima. Il viaggio è piacevole, le cabine spaziose e chiuse, il panorama indimenticabile. Il costo del biglietto non è eccessivo (9,50€), ed in alcune cabine è possibile, previa prenotazione, anche cenare seduti a tavoli imbanditi e serviti dal personale a terra ogni volta che la ruota termina il proprio giro.

Scesi dalla ruota ci concediamo una serata ludica tornando un po' bambini: dopo un giro sull'autoscontro, in un'incomprensibile casa dei dinosauri, e (il più temerario di noi) su un'alta calcinculo, e dopo aver fatto figure barbine alla prova di forza con martello, siamo pronti a fare ritorno in ostello. Devo ammettere che c'era anche una casa dei fantasmi ma non abbiamo avuto il coraggio di entrarci.

La notte deve per forza portarci riposo perché il giorno successivo ci attende l'impresa. Dalla stazione ferroviaria viennese di Spittelau ci dirigiamo alla volta della Wachau. Questa bellissima valle immersa nella Bassa Austria, formata dal decorso del Danubio e compresa tra le città di Melk e Krems, patrimonio UNESCO dal 2000 e area naturalistica protetta dal 1994, offre davvero un paesaggio meraviglioso ed unico. Fu abitata fin dalla preistoria, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici nella zona, tra i quali la celebre Venere di Willendorf, manufatto ritrovato nell'omonima città e risalente a circa 25.000 anni fa'. Oggi ospita un importante centro produttivo agricolo legato alla coltura delle pesche e della vite, dalla quale si estrae ottimo vino (principalmente Güner Veltiner da uva austriaca e Riesling da uva tedesca) esportato in tutto il Mondo, in un contesto di piccoli paesi e pittoreschi villaggi che compongono nell'insieme un quadro davvero tipico di questa bellissima terra.

Partiamo da Krems, noleggiamo delle biciclette nei pressi della stazione ferroviaria e ci dirigiamo verso il cuore della valle: scegliamo il noleggio Nextbike, un servizio di nolo bici pubblico con diversi punti di ritiro sparsi per tutta la valle, comprese le stazioni ferroviarie di Melk e Krems. Vi basterà registrare i vostri dati personali sull'apposito sito web prima della partenza, chiamare al momento del noleggio il numero telefonico dedicato, inserire il numero di serie della bicicletta, ed ottenere così il codice del lucchetto da sbloccare: costi accettabili (9€/24h), biciclette in buono stato, servizio facile ed efficiente, e con una sola registrazione è possibile noleggiare fino a quattro biciclette. Il nostro itinerario si snoda sul percorso della Ciclabile del Danubio, la Donauradweg, ed in particolare lungo la Pista n°6: questa via percorre le sponde del Danubio immergendosi nella Wachau, coprendo una distanza complessiva di circa 38km da Krems a Melk, attraversando tutti i piccoli centri cittadini disposti lungo le sponde del fiume e offrendo un percorso ciclabile abbastanza sicuro e ben segnalato. In realtà la Pista n°6 è solo una piccola porzione della Donauaradweg, la quale presenta un percorso più lungo che segue grossomodo tutto il decorso del Danubio, dalla Foresta Nera in Germania fino al Mar Nero in Romania. Se considerate che il Danubio, con 2.860km complessivi, è il secondo fiume più lungo d'Europa dopo il Volga, potete capire l'immensità di questa importante opera viabilistica...e la lungimiranza delle nazioni germaniche in fatto di viabilità e di rispetto dell'ambiente.

Lasciataci alle spalle Krems superiamo subito Stein an der Donau, piccolo borgo un tempo indipendente e oggi inglobato nei confini in espansione di Krems, e in breve raggiungiamo la riva del Danubio, il "Bel Fiume Blu" del celebre valzer di Strauss. Il primo tratto della ciclabile corre a fianco della strada carraia senza bordi di separazione, quindi occorre fare un po' di attenzione nel percorrere questo iniziale tragitto comunque ben congegnato e non particolarmente pericoloso, come del resto tutto il decorso della ciclabile. Il primo villaggio che si incontra dopo Krems è Dürnstein: questo piccolo centro urbano è celebre per sorgere a valle di un'antica fortificazione, della quale oggi rimangono le rovine. Così abbandoniamo temporaneamente le nostre biciclette e a piedi ci inerpichiamo lungo la rocca per raggiungere la Burgruine Dürnstein: ciò che rimane oggi di questa fortificazione è la testimonianza di un imponente castello medievale dell'XI secolo appartenuto al nobile casato dei Kuenring. Qui venne imprigionato dal 1192 al 1194 il re inglese Riccardo Cuor di Leone: si racconta che di ritorno dalla Terra Santa, dove il re aveva partecipato alla Terza Crociata, il bastimento che trasportava Riccardo verso casa fece naufragio nel Mare Adriatico ed il re fu così costretto ad attraversare a cavallo il continente per raggiungere l'Inghilterra. Giunto in terra austriaca dovette travestirsi, insieme al suo seguito di cavalieri, da mendicante, in quanto queste terre erano governate al tempo dal duca Leopoldo V von Babenberg, il quale nutriva verso Riccardo un forte astio a causa di un litigio intercorso tra i due in seguito alla cacciata di Leopoldo per mano del re inglese dalla campagna crociata. Questo costrinse Riccardo a camuffare il proprio aspetto per sfuggire alla vendetta del governatore austriaco. Ma durante un'allegra serata trascorsa in una locanda, nel corso della quale probabilmente scorsero fiumi di vino, uno dei cavalieri inglesi pagò ingenuamente il conto all'oste con sonanti monete d'oro, cosa inusuale per dei mendicanti. Così Riccardo fu scoperto ed imprigionato nella vicina fortezza di Dürnstein. Venne liberato solo dietro pagamento di un ingente riscatto e, si dice, con l'intercessione di un troviero piccardo, Blondel de Nesle, che intenerì Leopoldo a corte con le sue canzoni amorose. In seguito il castello venne parzialmente distrutto dalle truppe svedesi durante la Guerra dei Trent'Anni e cadde in rovina. Fu definitivamente abbandonato nel 1679. La via che ci conduce alle rovine, in salita e sterrata lungo il versante di una bassa collina rocciosa, impegna non più di una decina di minuti un viaggiatore discretamente allenato. Giunti sulla sommità ci si immerge nei resti della fortezza come dentro un lontano e mitico tempo storico: le rovine ricordano oggi la presenza di quello che doveva essere un imponente e grande castello ieri. Ma il vero tesoro della Burgruine è il panorama bellissimo che si può abbracciare dall'alto dei suoi 312m: forse la vista migliore che è possibile avere sul decorso del Danubio attraversando la Wachau. Festeggiamo la conquista della vetta assaporando della grappa austriaca acquistata prima di iniziare la salita, sferzati da un intenso vento che ci ravviva le membra.

Dopo essere ridiscesi inforchiamo nuovamente le nostre biciclette, attraversiamo Dürnstein e riprendiamo il percorso della ciclabile. Dopo questo villaggio il tragitto si addentra più verso l'interno, discostandosi leggermente dalle sponde del Danubio e penetrando invece tra i vigneti ai piedi delle colline. In pochi chilometri immersi in questo silenzioso paesaggio si raggiunge così Weissenkirchen, pittoresco paesello calato completamente in centinaia di filari di vite. Il colpo d'occhio è davvero bello. Il profilo del villaggio è contraddistinto dal Teisenhoferhof, edificio seicentesco dotato di un magnifico cortile nel quale oggi è ospitato il Wachaumuseum. Il nome del paese, invece, significa letteralmente "chiesa bianca" e si riferisce alla chiesa che qui serviva nel passato sia come luogo di culto sia come rifugio per gli abitanti durante i saccheggi, motivo per cui venne dotata di fortificazioni: la sua guglia alta e inconfondibile spicca da lontano sopra tutte le altre basse costruzioni del villaggio. Weissenkirchen è celebre inoltre tra gli austriaci per aver ospitato il set del film "Der Hofrat Geiger", pellicola del dopoguerra, diretta dal tedesco Hans Wolff, a carattere leggero e musicale, manifesto della rinascita nazionale dopo il termine della II Guerra Mondiale.

Scegliamo Weissenkirchen per la nostra sosta necessaria a consumare il pasto: troviamo una simpatica locanda gestita da un immigrato calabrese che ci offre deliziosi e graditi piatti di pasta. Non ci adagiamo sulle comodità di un pasto finalmente appagante e ci rimettiamo subito in sella. Superata questa nostra seconda tappa, oltrepassiamo lungo la ciclabile una serie di microscopici quanto deliziosi villaggi, tra i quali segnalo solo Wösendorf con la sua raccolta chiesa parrocchiale, la Pfarrkirche Hl. Florian, immersa in una piccola piazza circondata da alti alberi frondosi.

Percorriamo alcuni chilometri ancora prima di giungere a Spitz an der Donau: paese di 1.400 anime, è sovrastato dalla collina chiamata Tausendeimerberg, la Collina dei Mille Secchi, così chiamata a causa dell'intensa attività viticoltrice che si svolge nelle vicinanze. Il profilo di Spitz è, ancora una volta, dominato dall'edificio religioso, la Pfarrkirche Hl. Mauritius, alta ed appuntita. Nel 2008 il nome di questo piccolo centro cittadino balzò agli onori della cronaca nazionale e non solo per un evento drammatico degno del più intricato romanzo di Agatha Christie: il sindaco Hannes Hirtzberger venne avvelenato per mezzo di una scatola di dolciumi contaminati con stricnina. La golosità del sindaco gli costò quasi la vita: non morì ma subì gravi conseguenze fisiche. Il colpevole non venne mai catturato. Su una collina a sud di Spitz sorge infine la famosa fortezza di Hinterhaus: la possiamo ammirare dal basso mentre attraversiamo le strade del paese diretti nuovamente alle rive del Danubio. Questo luogo sembra essere circondato da un'aura di mistero: si narra che nelle notti di Luna piena il fantasma di una giovane donna di nome Adelheid si aggiri per le rovine. E' lo spirito dell'antica proprietaria del castello, sposata al nobile Heinrich des Eisernen. Costui dopo la prematura dipartita della consorte si macchiò della colpa di non aver osservato l'opportuno periodo di lutto e prese invece subito un'altra moglie in sposa. Da allora, nelle notti dell'anniversario della morte di Heinrich, Adelheid appare a Hinterhaus per piangere il proprio dolore.

Raggiungiamo nuovamente la sponda del Danubio per valicarne le acque: dobbiamo proseguire il cammino sulla riva opposta. Lungo il bordo del fiume, per tutta l'estensione della Wachau, si trovano infatti punti nei quali è possibile attraversare il corso d'acqua a bordo di larghe chiatte, le quali sono adibite a trasportare non solo le nostre biciclette, ma all'occorrenza anche automobili. Il servizio è pressochè continuativo e garantito ad intervalli di tempo relativamente brevi. Il costo del biglietto è di pochi Euro, il viaggio breve, ma lo spettacolo che donano le acque del Danubio inappagabile. Giunti a destinazione, la sponda opposta ci offre un tragitto che definitivamente si discosta dalle strade carrabili e si addentra invece in una vegetazione più fitta e densa: qui inizia la distanza più lunga da percorrere senza incontrare villaggi lungo la Pista n°6. Dopo una pedalata ininterrotta e più faticosa della precedente (ma meno di quella successiva), si raggiunge la Burgruine Aggstein, le rovine di un'antica fortezza medievale che sorgono sulla cima di un'alta collina. Questo può essere a buon diritto considerato il castello dei banditi: costruito nel 1256, appartenne al casato dei Kuenring, ed in particolare a Hedmar III von Kuenring, il quale era solito derubare i mercanti che navigavano il Danubio proprio sotto il castello tendendo una lunga catena di ferro tra il castello stesso e la riva opposta del fiume, di modo da danneggiare irrimediabilmente le imbarcazioni e da depredare poi i ricchi bastimenti indisturbato. Venne però ingannato dal duca Federico d'Austria che nascose un plotone delle proprie truppe nella stiva dell'imbarcazione del mercante Rüdiger, più volte derubato da Hedmar. E quando quest'ultimo mise ancora una volta in atto il proprio piano, i soldati lo arrestarono e lo imprigionarono. Per il resto Aggstein era famosa per essere una rocca inespugnabile, ed in effetti mai venne penetrata da invasori. Ad Hedmar successe Jörg Scheck von Wald, bandito conosciuto come Schreckenwald (letteralmente il "terrore della foresta") in quanto era solito assalire i viandanti nella selva circostante il castello. Di lui si dice fosse anche un esteta, ed infatti era solito detenere i propri prigionieri non in una buia prigione bensì in un fitto roseto. Dopo di lui Aggstein passò sotto la guida del duca Leopoldo III d'Asburgo e venne parzialmente distrutto nel XVI secolo dall'assalto dell'esercito ottomano.

Il panorama dall'alto dei 300m dai quali sorgono le rovine deve essere spettacolare, francamente impossibile da gustare per chi come noi viaggia in bicicletta: la salita è lunga e ripida, non ci sono collegamenti con mezzi pubblici o funivie, e l'unico modo di raggiungerne la cima credo sia in automobile o sputando sangue a piedi. Peccato! Da Aggstein comincia il tratto più impegnativo della Pista n°6, fatto di ripidi saliscendi e di lunghi tragitti senza sosta. Lo affrontiamo non senza fatica, fermandoci solo ad osservare, quasi giunti alla fine del percorso, lo Schloss Schönbühel, pittoresco castello situato a picco sul Danubio.

Fu costruito dal nobile cavaliere Marchwardus de Schöenbuch, ed alla morte di costui passò prima nei territori amministrati dell'abate di Melk, quindi al casato degli Starhemberg che lo detennero per 400 anni. Sebbene in quest'ultimo periodo il castello venne abitato poco, la sua storia risentì molto di quella della famiglia proprietaria, in particolare della vicenda di Bartholomeus von Starhemberg, primo notabile austriaco a convertirsi alla fede protestante luterana nel 1482. La tradizione protestante durò a Schönbühel fino al XVII secolo, epoca nella quale Conrad Balthasar von Starhemberg si riconvertì al cattolicesimo e come voto di penitenza fece costruire, proprio dietro Schönbühel e a breve distanza da questo, sempre sulla riva del Danubio, un piccolo convento per ospitare una comunità di monache, il Servitenkloster Schönbühel. L'esiguo raggruppamento di suore appartenenti all'Ordine delle Serve di Maria non abita più questo luogo dal 1980 per mancanza di novizie, ma oggi rimane la piccola meraviglia offerta dalla chiesa del convento, intima e minuscola.

Nell'epoca moderna il castello di Schönbühel venne occupato dai nazisti durante la II Guerra Mondiale ed oggi appartiene alla famiglia Seilern-Aspang, per cui costituisce proprietà privata e non è pertanto visitabile (diversamente dal vicino convento che invece è aperto al pubblico). Superato Schönbühel la strada è ormai aperta verso la meta. Melk è uno dei centri urbani più popolosi della Wachau, con i suoi 5.000 abitanti circa. Qui sorge una delle più importanti abbazie d'Europa: la Stift venne fondata nel 1089 quando il marchese Leopoldo II von Babenberg donò all'ordine monastico benedettino uno dei suoi castelli di Melk. Da allora fino ai giorni nostri questo luogo venne abitato da una comunità benedettina originaria di Lambach, villaggio dell'Alta Austria, che nel tempo adattò la struttura a monastero e vi collocò una stupefacente chiesa dagli interni ricchissimi. Un'altra istituzione di questo immenso complesso religioso è la biblioteca abbaziale, la quale divenne ben presto famosa nell'epoca antica per la sua ricchezza di manoscritti: qui erano custoditi libri introvabili nel resto del Mondo, merito dell'immane opera copista dei monaci. Non è un caso se il protagonista del romanzo storico di Umberto Eco "Il Nome della Rosa", Adso da Melk, provenga proprio da qui. Oggi la biblioteca contiene circa 90.000 volumi, tra i quali è stata scoperta anche un'antica edizione del poema della tradizione tedesca "Il Canto dei Nibelunghi" con protagonista l'eroe Sigfrido, dal valore inestimabile, uno dei libri attualmente più preziosi del pianeta.

Nel corso dei secoli l'abbazia sfuggì dapprima alla minaccia napoleonica, quindi, decenni più tardi, all'annessione nazista. Oggi ospita una prestigiosa scuola, lo Stiftsgymnasium, che accoglie circa 900 studenti e studentesse. Oltrepassiamo l'ingresso e attraversiamo il grande cortile di accesso: ad un primo sguardo non sembra di essere in un convento bensì in un palazzo nobiliare, effetto forse retaggio dell'originario aspetto posseduto dal palazzo appartenuto a Leopoldo II. La chiesa però arriva subito a ridare la giusta solennità che il luogo merita: la cupola alta 64m ed i bellissimi affreschi creati all'interno da Johann Michael Rottmayr testimoniano sacralità e incutono quasi timore.

La Stift sorge su una collina a dominare la città sottostante. Vi si accede salendo dalla Sterngasse, la via più popolare della città con la statua Kolombannbrunner dedicata a San Colombano, primo patrono d'Austria. Costui era un giovane principe irlandese che decise di compiere un pellegrinaggio solitario attraverso il continente europeo. Arrivato nei territori austriaci venne accusato ingiustamente di spionaggio, quindi torturato ed impiccato. L'albero sul quale venne montata la forca si dice riacquistò vitalità dopo il suo martirio. Sul tragitto della Sterngasse si trova anche Rathausplatz, con la Rathaus costruita nel 1575. Dietro questa piazza si colloca invece Kirchenplatz con la Stadtpfarrkirche Mariä Himmelfahrt, chiesa cattolica risalente al XV secolo. In generale il centro di Melk appare gradevole, pulito e tranquillo: un'occasione per una sosta riposante in attesa di ripartire.

L'impresa è compiuta: dopo 38km abbandoniamo le nostre biciclette e facciamo ritorno in treno alla base. L'ultimo giorno a nostra disposizione lo spendiamo nella visita di Krems an der Donau: città di grandi dimensioni (24.000 abitanti), il suo centro cittadino è dominato dalla Pfarrkirche Hl. Veit, chiesa risalente al XVI secolo indicata anche con l'appellativo di Dom der Wachau (il Duomo della Wachau), e più in alto dalla Piaristenkirche, l'edificio religioso più antico di Krems. Quest'ultimo venne costruito nel 1284, epoca nella quale è documentata la presenza sul luogo di una Marienkirche, una chiesa dedicata alla Vergine. L'edificio venne successivamente ampliato con la crescita della città, affidato prima alle cure dei frati gesuiti, quindi eletto a sede della congregazione dei chierici piaristi, da cui il nome attuale. Quando la chiesa venne concessa ai Gesuiti, la proprietà della torre dell'orologio, alta e visibile da ogni punto della città, rimase di proprietà esclusiva della popolazione, bisognosa di possedere un segnatempo visibile da ogni angolo di Krems. Per il resto, il centro storico è caratterizzato da vecchi edifici, in stile gotico o barocco, ben conservati: ce ne si può accorgere percorrendo Stöhrgasse, una delle vie più battute insieme alla parallela Landstrasse. Su quest'ultima si affaccia la Rathaus, il municipio, dal peculiare e bellissimo loggiato rinascimentale. A poca distanza da questa si trova un altro edificio simbolo di Krems: il Gozzoburg, palazzo medievale storico appartenuto al giudice Gozzo von Krems. Ci dirigiamo infine verso la stazione ferroviaria per fare ritorno a Vienna e oltrepassiamo Dreifaltigkeitsplatz, piazza con al centro la Dreifaltigkeitssäule, la Colonna della Trinità. Arrivederci Wachau.

Ci rimane una sola cosa da fare prima di affrontare le dodici ore di treno notturno che ci riporteranno a Milano. E' quasi un dovere morale, qualcosa che non si può mancare senza commettere peccato. Chi dice Vienna parla la lingua dei maestri pasticceri. E chi nomina i pasticceri a Vienna, nomina prima di tutti Franz Sacher, l'inventore della torta più buona del Mondo, un tripudio di cacao in una formula semplicemente perfetta. Una delizia! Così anche noi portiamo a compimento il dovere di effettuare il necessario pellegrinaggio nel luogo della nascita di questo buonissimo dolce, l'unica creazione culinaria degna di questo nome in Austria.

La Sachertorte venne per la prima volta preparata nei locali dell'odierno Hotel Sacher, in Kärntnerstrasse, proprio dietro la Staatsoper, per fare omaggio all'allora ministro degli esteri Klemens von Metternich, nel 1832. Da quel momento la Sachertorte si diffuse in tutto il Mondo e oggi è una delle torte più gustose e conosciute da tutti. La sua ricetta originale è tutt'oggi protetta da segreto, e fu oggetto di dibattito nel corso dei secoli in quanto furono innumerevoli gli imitatori che cercarono di copiarne la preparazione. Oggi comunque è possibile dire che la Sachertorte, quella vera, si prepara solo all'Hotel Sacher, dove si custodisce il segreto del suo gusto perfetto, mentre tutte le altre decine di migliaia di Sachertorte preparate ogni giorno in ogni luogo del Mondo sono solo imitazioni che poco si avvicinano all'originale. E provando a gustare gli assaggi che vengono venduti (a peso d'oro, ma non ve ne pentirete!) nel negozio dell'Hotel Sacher, devo ammettere che, pur avendo mangiato molte volte questa torta, non ne ho mai mangiata una così buona e perfetta. Insomma, spenderete qualche soldo in più, ma ne varrà la pena. Sicuramente il modo più dolce per lasciare Vienna.